mercoledì 18 dicembre 2013

RACCOLTA DIFFERENZIATA - Di cestini dell'AMSA

Una fortunatissima parte dei cittadini milanesi ha ricominciato da poche settimane a fare la raccolta dell'umido nei propri appartamenti.

Lungi da noi verificare l'utilità di questa iniziativa, o discutere le direttive europee o mondiali riguardo, o verificare cosa succede al Silla2 di Pero, piuttosto che chiederci perché solo una parte della città e non tutta. Lungi da noi anche porre la domanda: perché è tornata in auge questa raccolta? E perché l'avevate dismessa anni fa?

Questi dubbi e queste domande riteniamo dovrebbero trovare risposte, difficili ma esistono, nelle aule delle università e nelle scoperte industriali, piuttosto che nei cicli energetici e di investimenti degli Enti Pubblici e dell'Industria. Siamo chiari: sono tutte cose che ci interessano più ancora di quello di cui stiamo per discutere, ma non è questo lo spazio per dibatterle, Inurbania si occupa dell'Inurbano Urbano, del lasciar fare, e quindi di questo vogliamo parlare.

Le fantastiche infografiche del sito del Comune di Milano.
Vogliamo parlarvi esclusivamente del kit che è stato distribuito a quella fortunatissima parte di milanesi di cui parliamo all'inizio dell'articolo, ovvero del bidoncino che, secondo l'AMSA, si dovrebbe utilizzare per raccogliere la frazione umida dei rifiuti.

Come mi piace fare, per chiarezza e per semplicità di narrazione, utilizzerò un facile elenco puntato per descrivervene le caratteristiche salienti.
  • Enorme. Nel senso che è più grande di qualsiasi altro cestino che ho a casa: quello del nero, quello che ho di fianco alla scrivania, quello del bagno (lo ammetto, la carta e la plastica non hanno un cestino dedicato, ma semplici sacchetti). Fatto sta che, data una simile capienza, credo avremmo difficoltà a riempirlo pure se ci mettessimo assieme tra tutte le famiglie del pianerottolo.
  • Non impilabile. Immaginatevi dei furgoni pieni di cestini vuoti non impilati, ma uno di fianco all'altro. Immaginatevi l'impatto ambientale per consegnarli casa per casa! (Vorrei che qualcuno mi smentisse, ma credo sia andata proprio così, io ho visto scaricare i miei e quella era l'immagine)
  • Orrendo da vedere e mal rifinito. Sì ok, è un cestino che deve contenere scarti alimentari, ma perché farlo marrone merda? Alla fine starà nelle nostre case, probabilmente in cucina sotto il lavandino, perché allora farlo così brutto e insignificante nella forma e nei "decori"? E soprattutto perché rifinirlo così male, lasciando degli spigoli di plastica vivi in maniera che taglino le dita oltreché i sacchetti?!
  • Dotato di sacchetti che si disfano solo a guardarli. Ragazzi, il kit che ci consegnano comprende una ventina di sacchetti di un MaterBi talmente ben congegnato da essere meno resistente di qualsiasi altro. Io ho usato solo il primo, e comunque ne ho dovuti usare tre per portare giù l'immondizia.
  • Bucato. Loro dicono areato, io credo che non faccia grande differenza, rimane il fatto che se metto dei resti alimentari in un contenitore bucato finirò con il subirne gli odori fino a che non me ne libero. In pratica è come se non sparecchiassi, lasciando tutto sul tavolo dopo la cena.
A tutto questo aggiungete la selva di designer, milanesi e non, che si aggirano in città, o anche solo gli standard qualitativi di quanto si può trovare nel reparto ordine dell'IKEA, e che apposta non ci mettiamo a cercare il bando e/o la gara e/o le modalità con cui è stato scelto il suddetto bidoncino con relativo fornitore. Ah, e che il secchiello grigio consegnato anni fa aveva caratteristiche del tutto diverse ma talmente funzionali che tuttora non è raro trovarlo nelle case di Milano come cestino dell'immondizia generica.

Aggiungeteli perché sono dettagli che aiutano a capire come mai, nel mio caso, sto bidoncino verrà riciclato. Ci serve capire se possa essere anch'esso buttato nell'umido o se non sia per caso di una plastica non riciclabile in alcuna maniera.

Photo Credit: Comune di Milano e altri. Se vi dà fastidio le togliamo, per adesso il bidoncino è ancora in casa disponibile per foto di ogni genere e tipo.

giovedì 7 novembre 2013

Car2go E @PIERMARAN - L'idea mancata all'Assessore

Riusciamo a vederlo Pierfrancesco Maran, il giovane Assessore alla Mobilità, Ambiente, Metropolitane, Acqua pubblica, Energia del Comune di Milano, mentre (magari dall'auto blu) aggiorna il suo status di Facebook bullandosi per un servizio privato che fa concorrenza a quello pubblico, promosso dal suo assessorato assieme ad ATM, che invece stenta a decollare.


Grazie Assessore per essere sempre sul pezzo, per essere garanzia di qualità e per dimostrare ogni singolo giorno con le tue scelte di esser lì per merito e non perché in quota all'apparato.

GRAZIE MILANO!

venerdì 13 settembre 2013

POLLICE NERO #2 - L'amarezza di Saronno

Testimoniamo brevemente una brutta immagine di verde pubblico negato. Teatro di questo piccolo scempio è il comune di Saronno, che nella palazzina di recente costruzione in cui si è trasferito (riteniamo) non più di 20 anni fa, lascia in stato pietoso tutta una serie di porta vasi che dovevano invece ospitare fiore e piante ornamentali.


L'idea era anche carina, e l'hanno realizzata. Ci chiediamo cosa non abbia funzionato e soprattutto vogliamo portare all'attenzione di tutti l'inurbanità fatta e finita di una cosa progettata, pagata, realizzata e poi abbandonata a se stessa nell'inutilizzo. Infine non rimossa.


Cosa facciamo, veniamo a lasciare nell'ufficio del vicesindaco il nostro divano da smaltire?


lunedì 26 agosto 2013

VOLEVO SOLO PEDALARE UN PO' - ...

Citiamo, così com'è stato pubblicato, il post di un caro amico.
Approfittando della mattinata libera, e della notizia della riapertura del tratto di pista ciclabile di via Pian due Torri, martedì ho deciso di fare una passeggiata in bicicletta. Per godermi, a ritmo lento e con un caldo moderato, la zona della Magliana (un pezzo di citta’ che frequento poco, anche se vicinissima al quartiere in cui sono nato) fino alla campagna di Tor di Valle.
Era un po’ di tempo che non utilizzavo questo tratto di ciclabile. Avevo l’abitudine di sfruttare il tratto pianeggiante di Riva di Pian due Torri quando ho iniziato a correre, nel 2006, per fare le prime ripetute ad un ritmo che all’epoca ritenevo forsennato. Ho smesso di andarci con il sensibile aumento dei carrelli zeppi di ferraglia e vecchi elettrodomestici  fatti sfrecciare lungo la pista dai rom accampati sotto il viadotto ad una velocità nettamente superiore alle mie doti di podista.
Che poi, in questi giorni muoversi in bicicletta a Roma e’ una pacchia. Poche macchine, pochissimo traffico, un senso di tranquillità e persino di spensieratezza che conquisterebbe anche il piu incallito detrattore delle due ruote a pedali. Insomma, le condizioni ideali  per riappropriarmi  di un pezzo di città che, qualche volta, sfioro solamente con la macchina.
Lo spettacolo a cui mi sono trovato ad assistere e’ stato incredibilmente desolante. Mi ha rattristato, oltre che fatto incazzare. Aree di sosta fatiscenti, sporcizia, vetri, buche, recinzioni divelte. Oltre al ben noto accampamento di rom e al traffico di carrelli – di cui sopra – degno del Raccordo Anulare in pieno orario di punta.
Spontaneamente ho preso il telefono e fatto qualche foto (mi scuso in anticipo per la scarsa qualita’ di alcune immagini). Mi dispiace non aver avuto la prontezza di riflessi per fotografare i due motorini (!!!!) che mi hanno sorpassato subito dopo l’ippodromo di Tor di Valle (…e io che mi ostino a sudare sui pedali…).



  (Clicca qui per vedere le altre foto)

IO credo fermamente che le pedonalizzazioni e, contemporaneamente, lo sviluppo della ciclabilita’ siano il modo migliore per decongestionare il traffico e migliorare la qualità della vita di giovani e anziani, facendo in modo che un numero sempre maggiore di persone abbia la possibilita di spostarsi o semplicemente passeggiare in sicurezza.
Su questo tema le parole del sindaco Marino sono inequivocabiliNon possiamo pretendere che più persone si spostino in bici se non rendiamo le ciclabili sicure per questo la questione ciclabilità è uno dei temi all’attenzione dell’assessore Improta. Trovo fondamentale la presa di coscienza che la questione sicurezza sia centrale in tanti ambiti di intervento dell’Amministrazione, e che il suo ruolo non sia mai subordinato ad altri temi e ad altri interessi.  Si intervenga, allora. In breve tempo e con decisione. Passando, senza paure, dalle parole ai fatti.

lunedì 29 luglio 2013

FARE PIAZZA - Tristezza e ansia si incontrano a Palettopoli.

Via Mac Mahon incrocio Via Caracciolo, un lavoro vecchio di anni, che solo per quanto siamo inurbani documentiamo solo oggi: la copertura dei binari delle Ferrovie Nord con conseguente ampliamento della superficie calpestabile ad uso dei cittadini.


In concomitanza con i lavori che portarono al raddoppio dei binari nella tratta tra le stazioni delle FN Bullona e Bovisa, non si è infatti consumato il semplice scempio della palazzina liberty che ospitava la prima delle due stazioni appena citate, ma si decise anche di coprire i binari che passavano sotto l'incrocio citato all'apertura di questo articolo. Nel coprirli si è deciso di aumentare la superficie calpestabile, creando una specie di piccolo piazzale, con le seguenti caratteristiche:

  • Divisione del suddetto piazzale in tre spicchi di asfalto, due dei quali risultano poco più che uno scomposto allargarsi del marciapiede, il terzo invece decisamente più ampio.

  • Fioriere in cemento e mattoni rossi, tutte riarse e invase di rifiuti.
  • Nessun tipo di ombra o riparo che permetta anche solo di fermarvisi a leggere il giornale durante una breve passeggiata. E pensiamo sia agli anziani dei civici vicini all'incrocio, che ai dipendenti di Fastweb e AEM, tra le poche aziende presenti in zona e con sedi a 50 metri di distanza dalle aree che stiamo descrivendo.
  • Una selva di paletti di metallo in pieno stile Palettopoli, in maniera da confermare lo stile scelto per l'intera città. 



  • Unica testimonianza umana: una grata che permette l'accesso a non si sa cosa e che risulta presidiata da una scala a pioli assicurata a una balaustra con una catena da bicicletta. Il tutto per costruire una specie di orrenda scultura metafisica dotata di moltissimi spigoli acuminati e fatta di un materiale che arrugginisce facilmente. 
  • Una scritta di Ivan, poeta metropolitano, che forse vorrebbe decorare lo scempio ma fa venire da piangere: aforisma fuori luogo e tempo che vorrebbe insegnare qualcosa ma risuona invece come una presa per il culo. 



Aggiungiamo che l'edicolante, la cui edicola fu spostata dall'incrocio durante i lavori di copertura dei binari, si è rifiutato di tornare dove si trovava prima, e che il parcheggio affacciato al piazzale è felicissimo della presenza dei mitici paletti che dissuadono le macchine dall'invadere i metri quadri di asfalto disponibili per la sosta.

Chiediamo ai nostri amministratori di fare qualcosa (anche il gesto di far levare quella scala e quella balaustra sarebbe apprezzato), alla Guardia di Finanza di passare dal parcheggio e a Ivan di cambiare l'aforisma. Secondo noi ci starebbe bene un: "Un tempo qui, si guardavano i treni passare".

PS. Per gli hipster in lettura, lo sappiamo che il nostro aforisma è una mezza poverata, ma pure "Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo" non ci sembra sto granché. 

lunedì 17 giugno 2013

STAY URBAN #7 - Sereno A Milano 2013



I ragazzi del Circolo ARCI L’impegno di Milano, dopo le fatiche e i successi dell’edizione zero del 2012, bissano il proprio piccolo ma divertentissimo festival estivo Sereno a Milano.

Lo fanno, come l’anno scorso, al CAM Pecetta, che altro non è che un parco con alcune strutture polifunzionali in gestione al Comune di Milano, che per tre notti passerà nelle mani di un folto manipolo di eroi e volontari. Il tutto per offrire gratuitamente la musica di degli Amari e Sikitikis, di Paletti, dei Sad Side Project e di altri ancora.

Non ci sembra poco, visto il periodo che sta passando la nostra città e la difficoltà di offrire un intrattenimento all'altezza tra:
  • costi e burocrazia
  • incroci di veti di comitati di quartiere
  • ordinanze comunali
  • pregiudizi
  • idiozie
  • alberi da sradicare
  • campi rom da spostare non si sa bene dove e perché
  • altro.
La birra starà a pochi euro, il mojito raccontano sia il più buono di Milano, salamelle, falafel e altra piccola cucina. Il festival è raggiungibile con l'autobus 78, 90/91, o col tram 12. Oppure in bicicletta. Ma anche venendo in macchina non dovreste avere difficoltà a parcheggiare, vista la disponibilità di AMPI PARCHEGGI nelle vicinanze.

Qui la pagina del festival, e qui quella dell’edizione di quest’anno. Gli hashtag ufficiali su twitter sono #serenoamilano, #SAM2013 e #bellepecette, quest'ultimo a testimonianza che non mancherà materiale da rimorchio.

Oltre a tutto questo, possiamo garantire che noi ci saremo. Di sicuro.

martedì 11 giugno 2013

PROVVEDIMENTI - Lotta al gelato selvaggio

La giunta Pisapia comincia a fare retromarcia sull'ennesimo irragionevole provvedimento estivo di quelli alla sindaco sceriffo (che ricordano il poco rimpianto ex sindaco leghista di Treviso).

Il provvedimento sancisce, oltre agli orari di chiusura sempre più anticipati dei locali, anche il divieto di consumare fuori dagli esercizi commerciali dopo le 24. Se la cosa vi ricorda i provvedimenti kebappari di via Padova o per i pub e le birrerie, state sbagliando. Il provvedimento riguarda l'annoso gravissimo dramma delle gelaterie.

La giunta immobile su qualsiasi problema grave di Milano (mobilità, inquinamento, strade, verde, lotta alla criminalità organizzata, caro e carenza alloggi, crisi economica) si sveglia di notte, acchiappa il telefono rosso e delibera per risolvere il gravissimo, mai risolto problema delle gelaterie. Nello sproporzionato provvedimento è coinvolto naturalmente l'assessore alla sicurezza Marco Granelli che giustamente non può più tollerare gli hooligans che si affrontano a colpi di cono e panna montata per le strade e che abbandonano i superalcolici per darsi al pistacchio.

Pisapia, che si autodefinisce contro ogni evidenza 'di sinistra e liberale', vive fuori dalla realtà e cosa ancor più grave confonde vincoli e risorse. Per Pisapia la notte milanese è un incubo. Popolata di lupi e mostri deve essere in qualche modo fronteggiata. E i sogni del sindaco pullulano di catene, lucchetti, sceriffi e coprifuochi.

Pisapia non si è accorto che la vita notturna di Milano (discutibile per tanti versi), non solo è forse una delle poche attrattive che una città dall'aspetto sempre più periferico offre a eventuali turisti, ma compete alla grande con città ben più blasonate come Parigi, Londra e Barcellona.

Il sindaco sbaglia mille volte.
Sbaglia dal punto di vista economico: mettendo un tappo alle poche attività che generano profitto (anche al comune). Sbaglia a livello sociale: le persone che si divertono, schiamazzano e passeggiano non solo sono più serene, ma popolano le ore notturne aumentando la sicurezza di tutti. Sbaglia ancora nell'affrontare le cose al rovescio: se si creano 'assembramenti' (parole sue) di auto e persone davanti ai locali è forse il caso di facilitare la loro dispersione rendendo pedonali quelle vie (almeno la notte).
Se si è così preoccupati della folla in alcuni quartieri perché non si interviene per rendere migliori e più attraenti altri. Se si teme l'effetto ramblas perché si continua a costruire con un modello stile Shanghai.

A scuola, gli studenti non troppo dotati, svogliati o che proprio non ce la facevano, per tirare a campare sbirciavano dal foglio del compagno di banco. Insomma copiavano. Questo sindaco non riesce nemmeno a copiare. L'Europa offre modelli di sviluppo della città e soluzioni che fanno sbavare, ma Milano viene gestita come una frazione di campagna, con provvedimenti a brevissimo termine, fondati sulla reazione a pelle di persone impreparate.

venerdì 31 maggio 2013

PIAZZA OHM - Vittima dell'assessorato al Cattivo Gusto.

Milano è una città con un'indole artistica e dal pollice verde. La città del design e dell'architettura. In Europa sono in pochi a pensarlo veramente dopo averla vista. Ma non è mai troppo tardi per cambiare idea.

Piazza Ohm (periferia nella zona Barona) è stata sacrif..immolat..dedicata a questo scopo.
Ce lo spiega con parole sue l’assessore ai Lavori pubblici e Infrastrutture Bruno Simini: 'Si tratta di un’area compresa tra elementi storici di grande pregio, come via Morimondo, la chiesa di Santa Rita da Cascia e San Cristoforo, in cui dal nulla verrà inventato un giardino. Un esempio che contiene elementi imprescindibili per ogni riqualificazione: far nascere dal niente una serie di cose che Milano aspetta, come il verde, spazi vivibili per anziani, famiglie e bambini, piste ciclabili, luce, sosta per le auto'.

piazza ohm milano
L'assessore non solo è bravo ad 'inventare giardini' (solo per questa espressione dovrebbe dare le dimissioni) ma anche a spiegare in maniera approfondita dove risiede il pregio in Santa Rita da Cascia (quartiere famoso come dormitorio) e il rapporto di piazza Ohm con San Cristoforo che dista in linea d'aria più di un chilometro. Lui fa nascere dal niente le cose che Milano aspetta. E lui sa bene cosa Milano si aspetta (a parte le sue dimissioni). Il risultato lo potete vedere in foto. Lo descrivo a titolo didascalico e lo traduco dall'assessorese, lingua onirica e romantica ma poco realistica. Per la modica cifra di 3,5 milioni di euro (!!!) piazza Ohm, termine di un cavalcavia in dissesto totale con macchine che sfrecciano a 100 all'ora e mega incrocio con via Ponti, è stato piantumato con siepi a crescita lentissima (follia che vi può confermare qualsiasi giardiniere), decorato con una pista ciclabile di 200 metri che finisce nel nulla e data in mano (o in pasto) a qualche artista pazzo che ha eretto due atroci 'cose' (nessuno ha ancora dato loro un nome) pendenti con sotto delle panchine dello stesso colore, bianco (ottima scelta da abbinare allo smog).

Ora, ci chiediamo quanta parte dello stanziamento è servito ad erigere i mostri stile 'Guerra dei Mondi' e soprattutto chi decide. Chi stabilisce cosa è arte o cosa è bello? Chi si arroga il diritto di piantare delle trofie giganti (o degli spinelli prefabbricati), in una piazza davanti all'attonito disappunto dei cittadini? 
E soprattutto al caro assessore si dovrebbe chiedere: quale presunzione ti autorizza a erigere questa porcheria al posto di piantare due grandi alberi e rinfrescare un piazza avvilita dal traffico e dal caldo estivo. Immaginate la scena goffa di 2 nonni con bambini seduti sulle panchine bianche ingrigite col sole a picco cercando l'ombra delle 'cose' che come quella di un obelisco storto si sposta ogni minuto.

Questa è l'ennesima prova di ignoranza, cattivo gusto e impreparazione. Ci auguriamo non di dolo.

In questo articolo usiamo, ringraziando, le foto da urbanfile.org che ben descrivono lo scempio di denaro e di genio italico. Applausi, risa o lacrime, fate voi.

piazza ohm milano 20143


piazza ohm milano 20143
PS
Nella sua lirica, l'assessore, profondo conoscitore del quartiere e di Milano, ha omesso l'unica cosa da dire su questa zona. Questa è una parte di Milano ricca di storia. Storia industriale però. Solo gli ignoranti citano presunte bellezze artistiche (pescate a caso e fuoriluogo) e dimenticano le origini (degnissime) di un territorio.

Qui sorgeva la Richard Ginori, fabbrica di ceramiche di importanza strategica per la città e per l'Italia. Qualche decennio fa i capannoni che ancora affacciano su via Ludovico il Moro sono stati (giudicate voi) migliorati con dei palazzoni verdognoli. In via Watt, splendida via che l'assessore probabilmente ignora, c'è ancora l'asilo legato all'antica fabbrica, memoria degli ideali Umanitari e Socialisti della Milano inizio secolo. Molto vicina a piazza Ohm (da oggi descritta come quella 'coi cannoni') c'è anche la Fornace di via Cottolengo (ancora attiva) per ceramiche e terra cotta, con macchinari dei primi '900. Naturalmente sono cose in mano a privati cittadini e alla loro caparbietà. Cose che il comune ignora e non sovvenziona. Alcuni dei capannoni in foto non ci sono più da qualche giorno. La piazza 'rinasce' cancellando la storia industriale e facendo spazio a mediocri formicai che rimangono per lo più invenduti..

mercoledì 29 maggio 2013

STAZIONE DELLA BULLONA - Scusate un secondo, ma pensate che non ce ne accorgiamo?

Se c'è una cosa più inurbana dell'inurbano è il procedere, ostinatamente e senza sosta, nella direzione contraria al buon senso e al civismo, pur dopo aver finto di aver inteso dei messaggi che erano stati veicolati in maniera corretta.

A noi spiace molto, perché stiamo parlando della Stazione Bullona delle Ferrovie Nord di Milano, già trattata su questo blog e molto amata dal sottoscritto e dal quartiere che la circonda.

Attorno questa piccola palazzina liberty si sono scritte e dette fin troppe cose. Assicurazioni riguardo la destinazione d'uso, scuse, contro scuse, idee, voli dello spirito, proclama istituzionali, articoli di giornale, lettere al Corriere, di tutto.

Non si riesce a capire com'è che possano credere che non ce ne accorgiamo: l'hanno sventrata in pochi giorni, hanno segato la vecchia balaustra novecentesca e, cosa ancora più grave, il cantiere è aperto senza alcun cartello che indichi natura, tempi, committenza, responsabilità e costi dei lavori.

In pratica domani potremmo scoprire che il ristorante lì affianco, quello che l'aveva recintata per poi installarvi un bancone da bar da lasciare abbandonato, ci sta costruendo i propri cessi, oppure che l'oratorio ha recuperato uno splendido luogo dove fare rimessaggio di bici e motorini, dopo l'utilizzo dell'area a parcheggio. Il tutto senza preavviso, senza dir niente, come se fosse giusto e concepibile.

Come sempre: avanti così, avete tutto l'appoggio di non si sa bene chi. E non si sa nemmeno bene chi siete, visto che manca il cartello che, crediamo, la legge vi imponga di esporre.




giovedì 16 maggio 2013

ATM - Quelle cose un po' così..

Ok, ok, trovare qualcosa che non va nell'ATM è come sparare sulla croce rossa, ma quando una municipalizzata riesce ad inanellare il record d'inefficienza e carenza di servizio bisogna pur celebrare.

Cercherò di farlo senza tediarvi come al solito. Lascio parlare le immagini con qualche didascalia.



Quello che una volta si chiamava Jumbo Tram e ora (chissà perchè poi) si chiama Sirietto è l'emblema della miopia progettuale. Nato per percorrere vie e incroci trafficatissimi e rarissime vie preferenziali, questo veicolo lungo 35 metri con costosissimo parabrezza aerodinamico (!!!) da qualche anno accorciato a (soli?) 25 metri e con vetro piatto è evidentemente la prima causa di congestione degli incroci. La logica di diminuire i conducenti e aumentare la capienza dei mezzi poi ha peggiorato il mostro: attese lunghe, saune fuori stagione o mezzi con 4 motori che viaggiano caricando solo 15 persone. Alla faccia della prosopopea Morattiana: 'abbiamo il tram più lungo d'Europa'.

Ma al di là di tutto ciò, e rimpiangendo l'agilità e l'intelligenza dei vecchi tram, quel che vi mostro è l'abbandono, la pericolosità e l'inadeguatezza normativa che l'ATM riserva al pubblico milanese, noi.

Ad occhio e croce mancano completamente gli estintori (d'obbligo per legge) però c'è la maniglia di carnevale, quella che ti frega nel fragore di una risata generale (infondo la gente paga il biglietto). C'è una sola obliteratrice in coda (parliamo di 3 vagoni) e una vecchia del tutto inutile. Per non parlare dell' unica entrata per gli handicappati che oltretutto non riusciranno mai a salire sulla pensilina in mezzo alla strada.


Ma veniamo ai mezzi strategici del trasporto comunale. Ecco a voi la MM che non si accontenta di regalare l'ebrezza di tempi d'attesa di 15 minuti alle ore 20.00, ma condisce la cosa con quel pizzico di cinico sarcasmo tutto municipale, chiudendo tutte le entrate salvo una.

Qui siamo a Cairoli la sera (non la notte). Delle 5 entrate (o uscite se siete ancor più di fretta) una sola è aperta. E' molto chiaro, anche perché indicato da un cartello in ogni scala: 'Utilizzare l'ingresso lato-angolo Standa'. Non vi ricordate una Standa in Cairoli? Chiedete ai vostri genitori. Comunque finché c'é la salute chi se ne frega di 50 metri in più o in meno.

Nel caso invece non abbiate la gamba atletica e vogliate sperimentare l'ebrezza della primordiale rampa mobile (ATM si ostina a non investire in ascensori), allora sono cavoli vostri. La strada è sbarrata e probabilmente non c'è il personale per assistervi (a Milano in una stazione standard ci sono solitamente 2 impiegati a differenza di Parigi, numerosissimi, e di Berlino che ha personale anche sui binari).

Fin qui un paese del terzo mondo, ma  l'italianità viene subito fuori quando si tratta del vile denaro. Il primo indizio è la poverata che l'azienda municipalizzata perpetua negli ATM Point. Se sei un comune viaggiatore (proprio il genere che maggiormente necessita assistenza, chiarimenti e informazioni), per accedere all'ufficio vicino ai tornelli non hai altra scelta che uscire dalla stazione perdendo il biglietto. Eppure l'entrata con le fotocellule è anche all'interno della stazione. Si però è bloccata. La foto che vi sareste aspettati non c'è. Mi volevano sequestrare il telefonino..motivi di sicurezza!

Poi c'è il capitolo Bike Me. Vi siete mai chiesti che bisogno c'era di comprare bici e servizio da un produttore francese (quello che fornisce il servizio a Parigi)? E come mai per ogni parcheggio Bike Me c'è un orrendo manifesto luminoso rotante di una nota multinazionale della comunicazione? Perché la fornitura del servizio è uno scambio tra concessioni e biciclette. Il che potrebbe essere equo se non devastasse la città di pubblicità. Lo stesso vale per le nuove pensiline. Dov'è il problema allora? Il problema è tutto nell'onestà intellettuale di chi vi spiega quante belle cosine ci vengono date in cambio dell'aumento del 33% del biglietto, mentre gli investimenti seri di manutenzione, messa in sicurezza, accessibilità alle categorie protette non vengono eseguiti.

E così ATM riesce a farci sorridere ogni giorno. Ad esempio ricordando che non cambia le scale mobili dal 1964 e che per ripararle chiede tempi biblici (foto scattata a marzo). Pertanto non stupitevi se per risalire in superficie dovete fare un po' di movimento. Magari avete 80 anni, venite valigiati dall'aeroporto dopo 30 minuti di 73 o siete incinta.




mercoledì 8 maggio 2013

NU.I.R. - Pat Problème


Esistono anche in altre città o solo a Milano? 
I NU.I.R, Nuclei di Intervento Rapido, con un acronimo da glorioso battaglione del ventennio, sono la squadra che interviene in caso di infrastrutture (strade, cartelli, lampioni..) malferme, rotte o pericolanti. Certamente vi sarà capitato di imbattervi in una transenna come quella nella foto. Ecco, sono loro che 'intervengono' con la reattività della burocrazia comunale, dopo l'ennesima segnalazione di cittadini imbestialiti o dopo qualche ferito che, rantolante, si rivolge all'assicurazione.

Se un ciclista è finito in una voragine (fatto quotidiano a Milano), se un muretto è franato, se un tombino è saltato, troverete una segnaletica simile recante l'effige dei nostri supereroi. 
In molti si chiedono quale possa essere lo scopo di tali interventi visto che la città ne è persistentemente piena. Dico persistentemente perché i casi si sommano all'infinito poichè, quasi sempre, una volta riscontrato il pericolo non segue una riparazione. Infatti lo scopo dei NU.I.R. non è riparare (ogni tanto versano pece rapida nelle buche, ma niente di più) ma segnalare. In pratica fanno notare che, passando di lì, hanno preso atto di uno stato di pericolo, degrado o (quasi sempre) grave carenza di manutenzione. Affrontare e risolvere il problema non è affar loro.

Qui nelle foto uno dei tanti apprezzabili, definitivi ed essenziali interventi: via Cesare Correnti, torretta per chamate taxi con evidenti segni di degrado e decadenza, buttata giù da qualche auto in manovra. Si noti l'importanza della segnalazione. Nessuno si sarebbe mai accorto dell'inghippo giallo di 2 metri sdraiato obliquo sullo stretto marciapiede.

Se vi state chiedendo qual è il vantaggio di avere un gruppo di segnalatori scelti nella prodigiosa macchina comunale e al contempo anche una continua inadempienza nel riparare lo sfascio, la risposta è tutta nel codice civile.  Il comune è responsabile di ciò che costruisce, installa, amministra. E sebbene nessuno lo obblighi a investire nella manutenzione, nella conservazione e nell'affrontare le emergenze, rimane responsabile di eventuali danni (le famose cose e persone). Pertanto, al fine di non rispondere con cospicui risarcimenti, l'amministrazione non ripara nè aggiusta, ma segnala. 
Uomo avvisato mezzo salvato, questa è la logica delle transenne dei NU.I.R, dei cartelli 'strada dissestata', dei nastri a strisce e di altri accidenti vicino pezzi e cadaveri di città che rimangono in loco per anni. Se vi tormenta il pensiero di scoprire com'è fatta dentro una colonna dei taxi, non affrettatevi, ne avete di tempo per andare a curiosare.

Nell'altra foto: via Giambellino, i NU.I.R. sono passati a "segnalare" il parapetto pericolante lungo le rotaie del tram. Il colore rosso vivido del nastro a strisce lascia pensare che 'passarono' tanto tempo fa.

mercoledì 17 aprile 2013

SALVATE VIA MAC MAHON - Dalle "infrastrutture strategiche".

Poi, un giorno, scopri che non c'è limite al peggio. Ed ecco l'Assessore Pierfrancesco Maran decide di tagliare tutti gli alberi di via Mac Mahon a Milano per i problemi causati dalle radici alla linea tranviaria numero 12, definita dallo stesso "infrastruttura strategica per la città".
Per essere certi che sia la scelta migliore, poniamo le seguenti domande:
  1. Siamo sicuri che non vi siano altre soluzioni al disturbo creato dalle radici?
  2. Non è che l'unico criterio di scelta è stato il costo?
  3. Siamo sicuri che siano stati valutati adeguatamente gli impatti ambientali e paesaggistici?
  4. Come si pensa di restuire alla zona il beneficio apportato da una presenza alberata che rinfresca e attutisce il rumore di una delle vie più trafficate della zona?
  5. Visto che la struttura viale alberato-via tranviaria è molto diffusa in città, non è che poi si distruggeranno, tanto per citarne due a caso, anche Viale Monte Nero o Viale Certosa
Nell'attesa delle risposte, per non stare con le mani in mano, lanciamo il concorsone Trasformazione strategica di via Mac Mahon. Il gioco è semplice, basta scaricare la foto sottostante della via, progettare la propria visione del futuro di via Mac Mahon e inviarci il file alla mail inurbania@gmail.com, oppure via twitter o su facebook. Provvederemo ad inviare il tutto all'Assessore perché possa sottomettere ai grandi saggi la decisione finale.



venerdì 12 aprile 2013

FUORISALONE 2013 - Stiamo pieni di figa pure a una mostra di cessi.

Tutto il web parla del FuoriSalone, gli sfottò, le mono/mitomanie si sprecano, i modelli di sopravvivenza e quelli di efficienza si inseguono in infografiche, elenchi puntati, foto sharate su facebook e articoli di ogni tipo.

Abbiamo apprezzato alcuni interventi per documentazione e capacità di indagine, non ne abbiamo sopportati altri perché scritti in palese conflitto con il sistema che li ha prodotti e dà loro un valore. Come a dire: un conto è fare polemica, un conto è fare battute, un altro è non muovere un dito e come degli avvoltoi godere di una città che viene ogni giorno trafitta dalla noncuranza, dall'idiozia, dalla speculazione e dagli inetti.

Noi, che non sapevamo bene da dove partire per portare il nostro contributo, non abbiamo avuto problemi a trovare lo spunto polemico. A dire la verità ci abbiamo messo meno di 5 minuti: Via Tortona, Spazio Ex-Ansaldo, Home SPA Design, ovvero la prima cosa che abbiamo visto arrivando al FuoriSalone quest'anno.

Ma passiamo alla cronaca dei fatti.
Diretti in realtà al FuoriMICRO, e distratti dal frastuono e dal disordine che regnano sovrani in questa manifestazione che risulta tuttora non gestita dal comune e dalle aziende, pubbliche e private, che la usano come palcoscenico, abbiamo fatto per entrare all'OCA dalla parte sbagliata, appunto dal portone attraverso il quale si accede a tutt'altra esposizione: l'Home SPA Design. Bloccati da una specie di buttafuori molto poco di design con un "Qua si entra solo registrati!", siamo costretti a mettere tutto a fuoco e capire: abbiamo sbagliato ingresso.
Per fortuna, vien da dire: il posto è pieno di figa ma la mostra è di cessi, la cosa non ci interessa minimamente e quindi possiamo tranquillamente procedere oltre. Poi però, mettendo a fuoco, non possiamo non vedere i cartelloni (4mx2m, non dei flyer) all'esterno del portone, e TADAAAAN: due errori ortografici in sei righe di testo.

Facciamo la foto, e un altro buttafuori poco di design ci ribadisce che la registrazione è obbligatoria.



Obligatoria vorrà dire. Ma sarà che non siamo wellcome.

A completare il quadretto, quando poche ore più tardi passiamo fuori dallo stesso posto, a fare la coda per entrare all'HSD c'è il figlio di Umberto Smaila.

Ah, tra l'altro, riguardo a sta cosa di Sasha Grey al Salone, soprattutto considerando che di designer che lavorano più o meno seriamente, ma comunque molto poco pagati, qui Milano ne abbiamo già a vagonate, ci sia concessa una battuta: già in città sdoganiamo quintali di cocaina, ora pure le troie?!

Così, eh. Tanto per dire.

lunedì 25 marzo 2013

MILANO E IL RUGBY - Degradare un nobile sport.


Oggi vi portiamo nel ridente quartiere di Lambrate, cuore pulsante del rugby milanese, dove le strutture offerte dal Comune di Milano per questo nobile sport non sono da querela, ma da impiccagione. Vi parliamo del peggiore dei due campi: il campo Crespi.

Cerchiamo su google "campo sportivo Crespi". La descrizione recita:  Immerso nel verde della zona Lambrate la struttura dispone di palestre e campi sportivi di varie discipline. Propone campi di pallacanestro, pallavolo e rugby (in erba naturale), nonché di tennis (terra rossa e sintetico) e calcio a 5.
Sembrerebbe non valga la pena lamentarsi: erba fresca e tanto spazio per gli appassionati degli sport più disparati, un centro sportivo multifunzionale in regola con le strutture del resto delle città d'Europa insomma. Poi però c'è la dura realtà e le foto a testimonianza.





Bello vero? D'estate la pietraia Carsica, d'inverno il pantano che ricorda tanto la campagna di Russia del caro vecchio Napoleone. Sul campo Crespi si allenano due società milanesi: la Union Milano e la Asr Milano (con "due società" si intende per davvero due società; dai più piccolini fino alle due seniores, entrambe in serie B).

Pensate che bello. Decidete di mandare i vostri figli a giocare, preparate con loro la prima borsa da gioco e, arrivati al campo, vi ritrovate davanti a un parcheggio in terra battuta o nella palude del sistema Dagobah con a fianco la ferrovia e alle spalle una struttura occupata in cui periodicamente bruciano copertoni, compagni scomodi e ciò che resta della marginalità degli anni '90. Per non parlare delle condizioni in cui i giocatori finiscono le partite: abrasioni in tutto il corpo, tagli che si riempiono con il colera del campo e infezioni che durano settimane (pensate che qualcuno è riuscito a prendersi pure la Toxoplasmosi).

Ultima chicca; il costo annuo di affitto, che ammonta a 20.000€ all'anno, con tanti "grazie" e "vi faremo sapere" di MilanoSport per quanto riguarda la risistemazione del campo d'allenamento. Avanti così ragazzi, tanto l'acqua ossigenata costa poco!

P.S. lo storico Giurati non è che stia molto meglio, al posto di assomigliare a un parcheggio ha l'aspetto di una risaia sommersa.

domenica 24 marzo 2013

STAY URBAN #6 - Saluti da Pinetamare

Saluti da Pinetamare è un libro di testimonianza, ma è anche una piccola opera d'arte che potete comprare via internet. Autore è Salvatore Santoro che dopo anni di vita al Nord è tornato nei luoghi di villeggiatura della sua infanzia e per tre anni ha scattato foto che mostrano il degrado raggiunto nella costiera del Casertano. Luoghi abbandonati a se stessi, che trasmettono dolore e tristezza. Un libro senza parole, che senza parole vi lascia.

In molti hanno scritto e detto sulle difficoltà del Sud Italia, ma queste immagini valgono di molto di più, perché danno la cifra del disagio e della miseria che può causare la mancanza di cultura, di partecipazione alla vita comune e di responsabilizzazione di chi quei territori dovrebbe amministrarli.

Quanto ci vorrà per rimettere in sesto quella costa a pochi chilometri da Posillipo? L'abbiamo chiesto a Salvatore; ha convenuto con noi che ci vorrebbe una guerra ed una ricostruzione.



Signori miei, siete lì a discutere di chi sarà il prossimo Capo dello Stato, ma intanto la gente muore (N.d.r.)

venerdì 22 marzo 2013

MM - Talebanizzazione di Milano.

Qualcuno avrà notato che nelle ore di punta le MM (almeno la rossa e la verde) hanno tempi d'attesa quasi europei. Pensando che paghiamo il 33% in più del biglietto rispetto a 2 anni fa non è un risultato così appagante ma è pur sempre un piccolo passo avanti. Salvo poi avere la sfortuna di uscire dai ranghi e trovarsi a prendere la metropolitana appena fuori dai momenti caldi. A metà mattina si può aspettare un treno 7 minuti, idem nel mezzo del pomeriggio. Ma il bello arriva quando si pretende di viaggiare dopo le 20. I minuti di attesa possono essere 15. Anche 18-20 dopo le 21.

Il comune, con atteggiamento talebano, considera questi orari tabù per la circolazione. Qualcuno a Palazzo Marino sa far cinicamente bene i conti o vive molto distante dalla realtà milanese.

Se si tratta di perfida o crudele ragioneria, allora si è pensato che il grosso del flusso pendolare svanisce alle otto di sera. Pertanto i treni successivi sono considerati improduttivi. Certo che se il target di redditività contempla annuci al megafono come 'lasciar chiudere le porte', arti tranciati e ascelle ravvicinate, il ragionamento ha una sua logica. Logica discriminante e razzista però, se si pensa a tutti i lavoratori che rientrano tardi e non hanno la fortuna di condividere i turni del Comune di Milano.

Il dubbio però è che in giunta c'è qualcuno che si sente tanto Mosè, che scrive leggi basate sul buon senso e che condivide la saggezza di rincasare presto, di non svegliarsi tardi, di non perdersi il TG di Mentana, di comprare e usare la macchina. Qualcuno di questi snob impresentabili è nettamente convinto di condividere orari di lavoro arcaici con il resto della città, la quale invece rincasa con i lampioni accesi.

Questi personaggi che ci tengono lontani dall'Europa e così vicini ad alcuni paesi mediorientali sono vittima della loro stessa ristrettezza mentale, della loro ignoranza. Lontanissimi dall'idea di città moderna, con la scarsissima lungimiranza che ogni giorno evitano di mettere in atto, scavano un solco profondo tra Milano e le altre capitali europee (Londra, Parigi, Berlino).

La protesta civica ed incivile che naturalmente vi sconsiglio di seguire è scavallare una volta su tre i tornelli. In fondo state pagando un terzo in più di biglietto ma il servizio è lo stesso di quando pagavate un terzo in meno. Quando vi fermeranno, dandovi la multa, vi faranno notare quanto impegno hanno messo nel costruire in vent'anni dieci nuove stazioni. Amen.

Nella foto: gruppo di ragazze francesi attonite che guardando il tabellone si chiedono se alla fermata precedente degli artificieri stiano disinnescando su una bomba.




PALETTOPOLI - Avete notato?



Avete notato? Ne manca uno in mezzo.  Fine.

Anzi no. Vorrei che l'occhio che cade naturalmente su questo spreco notasse anche
perifericamente il deserto lunare attorno agli alberi e bidone della immondizia, messo esattamente in quella che dovrebbe essere una fetta di prato. Effetto napalm.

BIKE SHARING A MILANO - #maranperche.

Che Milano non fosse una città vicina ai ciclisti lo sapevamo, l'abbiamo testimoniato diverse volte; scopo di questo blog è sottolineare come l'incuria porti ad errori progettuali dai costi inimmaginabili, incalcolabili se si pensa alla rabbia che suscita un lavoro pubblico fatto male, ma a questo giro abbiamo toccato il fondo, più fondo che si può.
Siamo in piazza Leonardo da Vinci, cuore di Città Studi, e si parla di BikeMI, il servizio di bike sharing inaugurato dalla Giunta Moratti nel 2008. Senza sottolineare le colpe di chi ha impiegato 5-anni-CINQUE, per dare al polo universitario più importante d'Italia un servizio di mobilità sostenibile semplicissimo da installare, ci soffermiamo in questo articolo sul COME è stato installato.

Sconsigliamo alle persone dotate di amore per se stessi e per il mondo di andare oltre, perché le foto che seguono mostrano uno scempio che vien voglia di piangere, o armarsi di piccozza e spaccare tutto. (Oh, non lo fate, è un'iperbole, ché poi non si dica in giro che istighiamo alla violenza)

1. In questa foto notiamo cosa si para giornalmente di fronte a chi dalla fermata della metropolitana Piola voglia raggiungere le Facoltà site al di là della piazza (probabilmente si tratta di 10.000 persone al giorno)
- Ah, che bello!, si pensa ingenui la prima volta, che si vede da lontano la rastrelliera di BikeMI - ci hanno messo 5 ANNI, ma alla fine...
 2. Qui vediamo cosa è stato realizzato: una strettoia da cui non passa nemmeno una persona nel punto di passaggio principale per l'attraversamento del giardino (e dire che il camminamento largo 3 metri e la mancanza d'erba dovrebbero indicare chiaramente quale sia il tragitto preferito dall'utente, o no?!)
- Ma questa gente beve, o lavora?! - è il pensiero di chi si avvede in pochi metri del gigantesco errore commeso






3. ...e dire che potevano spostare il blocco di destra, di due metri a destra...

 
4. ...e quello di sinistra, di due metri a sinistra...E TUTTO SAREBBE PERFETTO!!!















5. Ma loro no, probabilmente han pensato che quel marciapiede non venisse attraversato, e che il flusso del traffico fosse quello della rotatoria chiusa chissà quanti anni fa, e dunque, i progettisti del Comune han posizionato le rastrelliere una di fianco all'altra, come fossero di fianco a un muro.




Gli studenti, ricercatori e residenti di Città Studi ringraziano l'equipe dell'Assessore Maran. Anzi, visto che il mondo è ormai globale, che la comunicazione è 2.0, da oggi in avanti una volta al giorno via twitter, gli chiedermo di spiegarci perché, anche nella realizzazione di opere così semplici, il Comune riesce a commettere errori così grossi! PERCHÉ?!
Se volete unirvi a questa crociata l'ashtag è #maranperche.

lunedì 18 marzo 2013

ASSAGO MILANOFIORI FORUM - Voeuja de laurà saltum ados.

Laura ti, patron, che mi no poss! Viene da rispondere ad Assago Milanofiori.

Al centro direzionale di MilanoFiori si vive l'aria pesante dei progetti mai realizzati fino in fondo: l'oasi di funzionalità lavorativa immersa nel verde, paradigma della migliore Italia del lavoro, quella targata PSI, si è trasformata in una cittadella, poco prosaica e molto operosa, da cui decine di migliaia di lavoratori dipendenti ad altissima specializzazione, dal lunedì al venerdì, con orari stabilissimi, vanno e vengono, saranno ormai 30 anni.

Potremmo raccontarvi che in tutta MilanoFiori non ci sia la raccolta differenziata, oppure far notare che metà dei palazzi sia su terreno del comune di Assago, e l'altra metà su quello di Rozzano, nell'intenzione mal dissimulata di dividersi oneri (urbanistici) e onori (tasse), oppure che i bar continuano imperterriti a battere pochissimi scontrini mentre la GdF cerca altrove i grandi evasori.


Potremmo, e forse lo faremo, ma oggi vogliamo scrivere del capolinea della Metropolitana Milanese, Linea 2, che volge a mezzogiorno: Assago Milanofiori Forum.


Ci abbiamo messo così tanto a scrivere questo articolo perché non sapevamo da dove cominciare. Ora però lo sappiamo.




La saracinesca all'imbocco delle scale che portano alla famosissima passerella, rotta. La sorte vuole che questa foto sia stata scattata un lunedì mattina. 

Welcome to Assago, qui la settima inizia così come continuerà: piegati a novanta.


E in effetti, c'è qualcosa di perfettamente progettuale in questa stazione della metropolitana: essa è perfettamente omogenea al Centro Direzionale in cui si inserisce. Nell'architettura brutalista e nelle dimensioni mostruose, questa specie di hangar lato autostrada ci ricorda la sproporzione tutta italiana tra il lavorare (male) per far funzionare qualcosa e il lavorare per offrire un posto dove lamentarsi del fatto che si lavora male.

Insomma. Assago Milanofiori Forum è la chiacchiera da bar che vince sulle lauree dei dipendenti delle multinazionali, è l'assessorato regalato alla zia dell'amica della sorella di una che è sposata con uno stronzo, è la promessa mai mantenuta, è la responsabilità che nessuno s'è mai preso.

E io, che ogni giorno, ormai da anni, mi incazzo come una iena per queste cose, ora voglio solo elencare alcune delle caratteristiche che fanno di questa stazione il posto che odio di più al mondo.

  • Costo del biglietto. Parto da questo perché è folle che raggiungere Assago costi 2.55€. Avete capito bene: dueeuroecinquantacinque. Il tutto perché siamo fuori Milano! Peccato però che quando hanno costruito il Centro Direzionale, l'hanno chiamato Milanofiori, come a rendere noto che si trattasse di Milano, e non di un altro posto dell'hinterland.

  • Disegno dei percorsi interni e esterni della stazione. Un architetto, che evidentemente non ha mai utilizzato i mezzi in vita propria, ha disegnato dei percorsi che obbligano l'utenza a passare attraverso non meno di due colli di bottiglia nel tentare di uscire dalla stazione, e questo dopo aver attraversato Milano in treni fatiscenti e pieni di gente. 


  • Atteggiamento ridicolo dell'ATM. Lo chiamo ridicolo nel senso che è meglio riderci sopra: il mondo intero sa che se, nell'utilizzo di una qualsiasi cosa, si trovano delle scorciatoie, dei facili miglioramenti, dei consigli da recepire, la cosa migliore è perlappunto recepirli in toto. ATM fa il contrario: blinda con guardie private le porte di sicurezza che i lavoratori la mattina aprono per non dover fare due inutili rampe di scale, scatena campagne del terrore a mezzo stampa, dando degli scrocconi ai propri utenti più affezionati e redditizi (vedi al punto Costo del biglietto e considerasi il fatto che i lavoratori di Assago hanno tutti l'abbonamento in tasca), ritarda all'infinito i lavori attorno alla stazione, così da umiliare noi moderni Fantozzi che ogni giorno dobbiamo realizzare che lavoriamo in un posto di merda.


  • Ma il bello è nei dettagli. In stazione ad Assago non è possibile acquistare titoli urbani, né dalle macchinette, né allo sportello ATM, questo perché siamo fuori dalla tratta urbana, esattamente come se in stazione Centrale non fosse possibile comprare un biglietto per Roma-Firenze. E poi, se c'è un concerto, potete star certi di trovare i controllori che verificano i biglietti di chi sta venendo al Forum, e a pochi metri i bagarini indisturbati a trasformare la passerella nell'area del proprio peggior mercanteggiamento.


Non ci si dica che non siamo propositivi, perché noi una proposta l'abbiamo: Assago Milanofiori Forum all'interno della tratta urbana, i costi in più (se ci sono) li sostengano in primis il Centro Commerciale, dopodiché le aziende e poi il forum. E soprattutto sia il Comune di Milano a intervenire se crede di dover difendere i propri lavoratori dipendenti specializzati.

Oltre a questo si potrebbe pensare a dei tornelli d'uscita e di entrata al livello della banchina del treno, e tutti sono più contenti.

Se credete, eh.

martedì 12 marzo 2013

CEMENTOPOLI - Dentro o fuori non è indifferente.

Milano negli ultimi anni (causa/scusa l'Expo) è stata vittima di una speculazione edilizia spaventosa e insensata.
Spaventosa perché ha compromesso alcune delle ultime zone tipiche di Milano, insensata per le dimensioni ciclopiche e per le cubature di gran lunga eccedenti il fabbisogno di alloggi e terziario. 

Ciò che aggrava la situazione è la scelta urbanistica o meglio la decisione di dove ammassare questi nuovi ciclopi architettonici. Milano è una città congestionata, al limite per traffico e inquinamento, carenza di servizi e mancanza di verde. Scegliere di demolire vecchie piccole case ed erigere mega edifici che ospitano a vario titolo decine di migliaia di persone, significa ignorare (con dolo) le ripercussioni sulla città. Portare in in centro nuove masse di cittadini (a vivere e/o a lavorare) significa aumentare l'inquinamento per riscaldamento, un incremento di rifiuti, un maggiore fabbisogno localizzato di energia, una massa di fornitori in più che raggiungono questi nuovi poli nel cuore della città.

Sorvolando sul fatto che la crisi ha reso numerosissimi i cartelli vendesi e affittasi e che le compagnie straniere abbandonano l'Italia e posto che davvero ci sia realmente bisogno di costruire, la domanda è se la scelta più opportuna sia proprio nel centro della città e non invece nelle periferie, dove la chiusura delle fabbriche ha generato spazi vuoti e degrado.

Alcuni svantaggi nel costruire in centro diventano immediatamente punti di forza se ci si sposta al di fuori della cerchia urbana. Tanto per cominciare si attenua la congestione della mobilità nel centro e si sposta un po' di inquinamento al di fuori della zona a maggior rischio. Si rendono più vivi alcuni comuni dell'hinterland afflitti da tristezza bulgara, portando commercio e servizi. Inoltre se ben strutturata la pianificazione di nuovi insediamenti di terziario fuori porta rende indispensabili nuove linee di trasporto pubblico per raggiungere zone fino a quel momento totalmente ignorate, marginali e irraggiungibili.

Un esempio di questa idea di sviluppo architettonico è il nuovo polo di Assago Milanofiori. Tale polo esisteva già ma è stato quadruplicato negli ultimi anni e allacciato alla metropolitana. Potrei soffermarmi a lungo sulle discutibili scelte architettoniche e su altri enormi difetti del nuovo quartiere; tra l'altro il primo inganno è che si è sacrificato il Parco sud Milano (epoca Moratti) per edificare.

Ma il mio commento questa volta prescinde dai retroscena e dalle mafie dei palazzinari.
Il ragionamento che mi porta a valutare positivamente la scelta di delocalizzare i centri direzionali e il terziario è basato unicamente sul bilancio netto che può salvare la città o condannarla a patire scelte sempre meno sapienti.

Come sempre l'invito è vedere come vengono gestite le metropoli europee versus la situazione delle città cinesi. Inutile dire che Milano guarda a oriente, ancora una volta dalla parte sbagliata.